The Great Displacement: perché il film non ha avuto il successo previsto?
Dopo il successo di Tout simplement noir nel 2020, Jean-Pascal Zadi torna con Le Grand Déplacement, un’ambiziosa commedia spaziale. Nonostante un budget di 17 milioni di euro e un cast stellare, il film fatica a convincere. Tra un umorismo malriuscito e una regia deludente, è un fallimento clamoroso.
Un’ambizione spaziale che si trasforma in un fiasco
Le Grand Déplacement prometteva una commedia fantascientifica mai vista prima in Francia. La storia di una missione spaziale africana sul pianeta Nardal aveva tutte le carte in regola. Ma il risultato è ben al di sotto delle aspettative.
Il film soffre di un ritmo piatto e di una regia poco ispirata. Gli effetti speciali, sebbene ben realizzati, non bastano a salvare il film. Con una durata di appena 1 ora e 22 minuti, il lungometraggio sembra interminabile. https://www.youtube.com/watch?v=tGMKgth8Xc0
Reda Kateb, Claudia Tagbo e Fary sembrano visibilmente a disagio. Le loro interpretazioni mancano di energia, come se avessero perso fiducia nel progetto. L’unico punto positivo: la direzione artistica dell’astronave.
L’umorismo si affievolisce
Jean-Pascal Zadi voleva mescolare commedia e riflessione politica. Il risultato? Battute grassofobiche e islamofobe che fanno rabbrividire. La voce dell’astronave, con il suo accento africano caricaturale, aumenta il disagio.
Temi seri – ecologia, decolonizzazione – sono trattati con leggerezza. I dialoghi suonano falsi, i messaggi politici sembrano appiccicati. Uno spreco per un argomento così ricco. Biglietto: Fallimento confermato Fin dal suo primo giorno, The Great Displacement è stato un clamoroso flop. Con solo 43 ascolti su Allociné e una media di 2,57/5, il pubblico è di malumore. Gaumont, il distributore, non aveva nemmeno organizzato proiezioni in anteprima.
Rispetto al successo di Tout simplement noir (2,77/5), il calo è netto. Il pubblico critica principalmente la mancanza di coerenza e l’umorismo forzato.
Cosa resta dello spirito Zadi?
Jean-Pascal Zadi ha fatto colpo con il suo primo film. Ma qui, l’audacia e la sottigliezza sono svanite. The Great Move sembra un sequel fallito, privo della freschezza dell’originale. Il regista si è sforzato troppo: commedia, fantascienza, pamphlet politico. Il mix non funziona. Un peccato per un regista che ha saputo reinventare il genere.
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